26 agosto 2004 – 26 agosto 2014.
Dieci anni senza Chiarino Cimurri. Dieci anni come se fosse ieri.
Anche lo staff del Fit Village si unisce al ricordo di tante società sportive di Reggio Emilia e tutta Italia, e rivolge un pensiero a Chiarino, a quello che ha saputo fare e trasmettere allo sport e alla nostra città, e un caloroso abbraccio a tutta la famiglia Cimurri.
Qui sotto, il ricordo nelle parole del nostro collaboratore Luca Marani, scritte qualche anno fa.
BASTA IL NOME
Chiarino Cimurri. Basta il nome. A qualcuno potrebbero sembrare due parole qualsiasi, ma non lo sono. Non lo sono prima di tutto perché era impossibile non imbattersi nel suo sorriso, senza incrociarlo almeno una volta per le strade di Reggio, in mezzo alla gente che amava e che aveva imparato ad amarlo. Non lo sono perché anche chi non lo conosceva, o magari non si interessava di sport, difficilmente non rimaneva contagiato dalla sua inesauribile energia.
In lui c’era l’essenza stessa dello sport. Quello sport vero che va sempre più scomparendo. Lui, semplice e speciale allo stesso tempo, sapeva come far battere il cuore. Quel cuore che lo ha tradito troppo presto, per un colpo basso del destino, ma che continua a pulsare nel ricordo di ognuno di noi.
Ecco perché, guardando attraverso i suoi occhi in uno dei tanti scatti che lo ritraevano, si carpisce ancora la forza per guardare avanti con ottimismo ed entusiasmo. Ecco perché forse, Chiarino Cimurri, più che un nome e un cognome era un messaggio. Un messaggio da custodire gelosamente, condividere e trasmettere anche a chi non ha mai avuto la fortuna di conoscerlo.
Di più, Chiarino era un simbolo, per lo sport e per la sua amata città. A noi, uomini di sport e non solo, il compito di non spegnere quel fuoco fatto di impegno e infinita passione.
Perché, si sa, da solo un simbolo è privo di significato, ma con un bel numero di persone alle spalle può far cambiare il mondo.
Luca Marani
UNA VITA PER LA SUA CITTA’
Tennis, basket e calcio ma soprattutto l’orgoglio di sentirsi reggiano, di poter dedicare la sua vita alla sua città. Era difficile, per non dire impossibile, rimanere insensibili al suo entusiasmo di autentico uomo di sport.
LA FAMIGLIA. Nato a Reggio Emilia il 3 settembre 1938, sposato con Giuliana e padre di una figlia, Veronica, Chiarino ha sempre brillato di luce propria, alimentando quel fuoco di passione ricevuto dal padre Giannetto, il famoso massaggiatore di Fausto Coppi, senza rimanerne all’ombra. Imprenditore nel settore della moda con la catena di negozi “Cimurri Sport” di Reggio, era titolare assieme alla moglie dell’azienda di abbigliamento sportivo “In Sport” con sede a Piacenza. Ma lo sport, nel senso più ampio del termine, è sempre stato il suo mondo e la sua vera passione. Tanto da spingerlo continuamente verso nuove sfide, avventure e momenti da ricordare (una serie di scatti più o meno celebri si può trovare sul sito www.cimurri.it, curato dal fratello Giorgio).
«Dacci una mano» era il suo motto, che faceva trasparire la capacità di farti sentire sempre partecipe del suo progetto. Per lo sport reggiano Chiarino aveva dato l’anima, diventando per basket e calcio una sorta di salvatore della patria.
IL TENNIS. Eppure, sino al 1995, Chiarino Cimurri era stato l’uomo del tennis. Prima come responsabile del Settore tecnico maschile e accompagnatore della squadra di Coppa Davis, poi come Consigliere Nazionale della Federazione Italiana. Ruoli e sfide come sempre di primo piano. Fino a quel momento erano state poche le apparizioni nel basket, grazie al suo amico Piero Montecchi che lo invitava alle partite e lui vestiva i panni di tifoso della Pallacanestro Reggiana. Ma nessuno avrebbe mai pensato che quella sarebbe diventata una delle sue grandi passioni.
IL BASKET. E dire che il suo ingresso aveva coinciso col momento più buio della storia. Era il giugno 1995. Ancora ci si leccava le ferite per una bruciante retrocessione in A2 quando la Coopsette, che deteneva la quota di maggioranza della Pallacanestro Reggiana, decise di uscirne. Il futuro era nebuloso. Per interessamento del sindaco Antonella Spaggiari furono coinvolti nell’operazione di salvataggio tanti imprenditori e sportivi reggiani. Nella cordata c’era, ovviamente, anche Cimurri. Per due stagioni Chiarino visse l’avventura quasi defilato, poi quando la squadra salì in serie A1, il suo nuovo impegno di vice presidente coincise con l’arrivo dell’uomo che lui, più di tutti, volle a Reggio: Dado Lombardi. Ben presto era diventato l’anima di una società che visse tutta la stagione sul filo di lana, ma che faceva vedere di avere qualcosa dentro. Quel qualcosa scattò nei play off, dove Reggio eliminò due grandi del basket italiano, Milano e Treviso, mettendo poi paura alla Fortitudo Bologna nella semifinale scudetto. Con il basket era scoccata definitivamente la scintilla, che lo spinse a prendersi via via più responsabilità sino alla stagione 1999-2000, quando assunse la carica di presidente succedendo a Elio Monducci. Annata disgraziata, vista la retrocessione, ma l’anno dopo Chiarino ripartì alla carica per risalire subito in A1, prima della beffa in finale contro Livorno all’ultimo secondo. Due mazzate dure da digerire, che accentuarono la spinta verso l’addio alla società, poi passata nelle mani di Stefano Landi. Il suo tempo con la Bipop era finito, ma non quello con il basket.
LEGADUE E REGGIANA. Via dalla Pallacanestro Reggiana e subito presidente del secondo campionato professionistico italiano, nel giugno del 2001. Una creatura nata dalla separazione della vecchia Lega che un tempo univa A1 e A2, da lanciare come prodotto nuovo. E Chiarino lo fece alla sua maniera, con il solito, grande entusiasmo, accettando rischi e scommesse. Come quella di trasmettere il basket alla domenica alle 12. Una scelta coraggiosa, perché lui era così: pronto alle sfide. Un anno di presidenza di Legadue (che nel 2006 ha voluto ricordarlo intitolando col suo nome il premio al miglior giocatore delle Final Four), poi la chiamata della “sua” Reggiana Calcio, diventando Presidente nel 2002, trasportato dalla solita passione. Che cuore, Chiarino.
[ Link: leggi la storia pubblicata anche su www.impresaesport.it ]